L’intervista del mese

Donne straniere e lavoro - una doppia discriminazione
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Dal 2019, con il progetto Women A(r)t Work, ci stiamo occupando della formazione e dell’accompagnamento al lavoro di gruppi di donne straniere.
Ascoltando le loro storie, dai vissuti nei Paesi d’origine all’esperienza migratoria, salta agli occhi quello che è un fenomeno negli ultimi tempi oggetto di studio e con il quale la nostra stessa attività si scontra:
la doppia discriminazione in ambito lavorativo.

Cosa significa?
Che, in termini di profilo occupazionale e di salario, l’essere donna e l’essere straniera rappresentano un duplice svantaggio.
Ciò significa poter svolgere solo determinati lavori e ricevere comunque uno stipendio più basso – senza reale motivo – dei loro omologhi stranieri o delle donne italiane.
Ad esempio, un’analisi condotta dal centro studi e ricerche IDOS su dati Istat, mostra come questa disparità di salario non sia assolutamente motivata tra uomini e donne migranti, con le stesse tipologie di occupazione (per approfondire clicca qui).
O ancora, le occupazioni più rischiose, a scarsa professionalizzazione e meno pagate sono occupate da persone straniere, di cui il 68,8% è impiegato nei servizi domestici e di cura alla persona.
Proprio quest’ultimo settore impiega il 40,6% delle donne straniere presenti in Italia, come se non fosse concepibile pensarle in altri ambiti lavorativi (per approfondire clicca qui ).
Un ultimo dato che ci preme segnalarvi è quante delle donne che incontriamo, pur se in Italia da tanti anni, vivano una situazione di isolamento domestico, per cui non sono inserite né nel mondo della formazione, né del lavoro, non pratichino sport e non abbiano occasioni di socializzazione.
Secondo dati Istat siamo sul 40,6% delle donne straniere di età compresa tra 15 e 29 anni che non lavora e non studia a fronte del 22,3% delle coetanee italiane.
Talvolta è una scelta o una necessità legata alla situazione famigliare, ma altre volte è una condizione subita, per una molteplicità di ragioni.
Quello che abbiamo capito è che il tema “lavoro/donna straniera” non è mai di semplice o banale lettura, ma è necessario tenere conto di tutti i fattori che influiscono: culturale, economico, psicologico (ridefinizione di sé in un contesto altro), anagrafico, religioso, di status sociale.
Per questo, ogni volta che le nostre allieve portano a termine la formazione è un grande traguardo raggiunto, oltre che occasione per comprendere sempre meglio come accompagnarle verso l’autonomia.
Ecco allora che anche le interviste che vi proponiamo, fanno parte di questo processo di crescita, di apertura verso gli altri e sono il modo per farvi sentire le loro voci.


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